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Soggetto :  la gioia di Emile VERHAEREN (1855-1916)
9999
792 
08/07/2015 20:34:44

Émile VERHAEREN (1855-1916)


Gioia

Oh quei lunghi bei giorni con cui ardono le mattine!
La terra ardente e fiera è ancora più superba
E la vita da svegli è un profumo così forte
Possa l'essere intero essere intossicato e balzare verso la gioia.

Sii ringraziato, occhi miei,
Per essere rimasto così limpido, sotto la mia già vecchia fronte,
Vedere la luce muoversi e vibrare in lontananza;
E tu, mani mie, tremare al sole;
E tu, le mie dita, a crogiolarti nei frutti di vermeil
Appeso lungo il muro, vicino alle malvarose.

Sii ringraziato, mio corpo,
Essere fermo, veloce e ancora tremante
Al tocco di venti veloci o di brezze profonde;
E tu, il mio busto dritto e i miei ampi polmoni,
Per respirare, lungo i mari o in montagna,
L'aria radiosa e viva che bagna e morde i mondi,

Oh quelle mattine di festa e di calma bellezza!
Rose la cui rugiada adorna i volti puri,
Gli uccelli vengono verso di noi, come bianchi presagi,
Giardini dall'ombra massiccia o dalla luce debole!

In un tempo in cui l'abbondante estate scalda i viali,
Ti amo, sentieri, da dove viene
Lei che nascose, tra le sue mani, la mia sorte;
Ti amo, lontane paludi e austeri boschi,
E sotto i miei piedi, nel profondo, amo la terra
Dove giacciono i miei morti.

Io esisto in tutto ciò che mi circonda e mi penetra.
Prati fitti, sentieri sperduti, macchie di faggi,
Acqua lucida che nessuna ombra può offuscare,
Diventi me essendo il mio ricordo.

La mia vita, infinitamente, in te tutto si estende,
Formo e divento tutto ciò che era il mio sogno;
Nel vasto orizzonte che abbaglia il mio sguardo,
Tremanti alberi d'oro, tu sei il mio orgoglio;
La mia volontà, come i nodi nella tua corteccia,
Nei giorni di lavoro fermo e sano indurisce le mie forze.

Quando mi accarezzi la fronte, rose luminose da giardino,
Veri baci di fiamma illuminano la mia carne;
Tutto è per me una carezza, ardore, bellezza, brivido, follia,
Sono ubriaco del mondo e mi moltiplico
Così forte in tutto ciò che brilla e mi abbaglia
Lascia che il mio cuore venga meno e si liberi in grida.

Oh questi slanci di fervore, profondi, potenti e teneri
Come se qualche immensa ala ti sollevasse,
Se li sentissi protendersi verso l'infinito,
Uomo, non lamentarti, anche nei momenti difficili;
Qualunque sia la disgrazia che ti prende per preda,
Dì a te stesso, che un giorno, in un istante supremo,
Hai avuto lo stesso sapore, con il cuore che batte,
La dolce e meravigliosa gioia,
E la tua anima, allucinando i tuoi occhi
Finché non mescoli il tuo essere con le forze unanimi,
Durante questo giorno unico e quest'ora sublime,
Ti ha reso come gli dei.



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